“Tutti insieme sul tatami”, Reggio Emilia, 30-31 maggio ‘15
“R” come: Reggio e Reigisaho
“Tutti insieme sul tatami” a Reggio Emilia è stata davvero un’occasione speciale.
Invece della solita domenica, l’incontro ha incluso anche il sabato pomeriggio dedicato alla riunione degli insegnanti dei Dojo presenti e all’allenamento dei ragazzi.
Meravigliosa è stata l’accoglienza del Maestro Ermanno Toni e lodevole l’impegno di Carla e compagni nell’organizzare un evento che ha visto un centinaio di persone di tutte le età praticare assieme sul tatami.
Dopo lo Ju e lo Kuzushi (1), questa volta il Maestro Cesare Violino ha affrontato lo Reigisaho, un tema molto importante soprattutto di questi tempi in cui non li si attribuisce il giusto peso. La parola giapponese Rei-gi-sa-ho 礼儀作法 (gi si pronuncia ghi) o più semplicemente Reiho indica il giusto e retto comportamento di un vero judoka cioè colui che pratica lo Judo. All’inizio del percorso, lo Reigisaho si manifesta sottoforma di un elenco di “buone maniere” e di comportamenti e gesti che bisogna sforzarsi di rispettare e ripetere in modo corretto. Con il tempo e l’esperienza del sacrifico e del duro allenamento, però, esso si trasforma in qualcosa di più profondo ed il gesto diventa naturale e spontaneo, come un’espressione della propria interiorità.
“Lo Reigisaho è la chiave per una visione più completa dello Judo”
Non esiste una esposizione scritta, lapidaria e dogmatica dello Reigisaho e nonostante si possano riscontrare delle piccole differenze in ogni Dojo, esso è sempre essenzialmente sviluppato attorno agli stessi concetti fondamentali dello Judo del prof. Jigoro Kano: convivere in pace rispettando il prossimo e migliorare se stessi per il bene della comunità.
Nell’esercizio e nella ripetizione precisa dei movimenti di un cerimoniale come avviene nello studio del kata, o nell’espressione libera delle tecniche alla ricerca dell’ippon (la tecnica perfetta) come nell’esercizio del randori, lo Reigisaho è sempre presente. Commette un errore chi, con superficialità, ritiene che esso sia una cosa a parte di cui si può fare anche a meno. Lo Reigisaho, inoltre, inteso come elemento imprescindibile che pervade ogni istante della pratica di uno judoka, diventa un efficace strumento didattico e un potente alleato nell’autodisciplina.
E’ innegabile, per chi ne abbia fatto esperienza, che lo Reigisaho è la chiave per una visione più completa dello Judo e ci aiuta ad evitare, per esempio, lo sguardo limitato alla sola ricerca del miglior modo per buttare a terra l’avversario.
Non è un caso che il gruppo che si riunisce attorno al Maestro Violino si chiami Bun-bu-ryodo cioè “la duplice via della virtù guerriera e della virtù culturale” e proponga lo Reigisaho come tema nei suoi incontri.
Se si intende seriamente lo Judo come educazione e formazione, la ricerca dell’ippon rende più profondo il significato della vittoria e della sconfitta e lo studio della sincronia dei movimenti di una coppia diventa l’espressione di una condizione interiore piuttosto che la celebrazione dello standard o del campione del momento.
Una siffatta concezione dello Judo, conscia della dimensione dilettantistica in cui opera dove le ore che gli allievi dedicano alla pratica sono troppo poche rispetto a quelle di un atleta professionista che si prepara ogni giorno in vista di una gara, non può che introdurre con cautela allo shiai cioè la gara e solo dopo essersi soffermati a lungo sul suo significato ed aver esercitato le basi e gli elementi fondamentali come appunto lo Reigisaho.
Molto emozionante è stata l’intervista che i ragazzi della Yawara Venezia (Sara, Magda e Tommaso) hanno preparato e fatto al Maestro Violino ed al Maestro Toni per questa occasione. Considerando che si trattava della prima intervista rilasciata dal Maestro Violino, alla fine ho detto ai ragazzi: <<Bravi, siete entrati nella storia!>>. Il materiale raccolto non è stato ancora messo a punto ma confido che i ragazzi lo faranno presto approfittando delle vacanze estive!
Takeo Watanabe
(1) vedi il precedente articolo “Tutti insieme sul tatami”, Venezia 12 aprile 2015
01 giugno 2015
yawara venezia
Hajime